La secolarizzazione debole by Marco Rizzi

La secolarizzazione debole by Marco Rizzi

autore:Marco, Rizzi [Rizzi, Marco]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Studi Religiosi, Voci
ISBN: 9788815329301
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2016-10-14T22:00:00+00:00


La crisi del cristianesimo è la crisi della secolarizzazione?

Per quanto paradossale possa sembrare, la crisi della secolarizzazione coincide con quella del cristianesimo occidentale quale sistema religioso di riferimento, fatto di istituzioni forti e di un complesso dottrinale organico, ampio e sofisticato. Si tratta del modello religioso rispetto a cui risulta efficace la categoria di dualismo: stato e chiesa, foro pubblico e foro interiore, spirituale e secolare, o in termini teologici natura e sovranatura, fini ultimi e fini penultimi, e così via. La secolarizzazione ha eroso, in termini quantitativi e qualitativi, anzitutto il cristianesimo nelle diverse forme storiche presenti in occidente. Già l’ortodossia russa, risorta in modo spettacolare dopo il settantennio dell’ateismo di stato, sembra sfuggire a questo destino, sia pure al prezzo di un rinnovato compromesso col potere politico e di una parziale accettazione della modernità. In America Latina, come già detto, gli spazi lasciati vuoti dal cattolicesimo in ritirata vengono occupati dall’espansione dei movimenti evangelicali e pentecostali, legati alla teologia della prosperità, secondo cui la promessa di Dio a Israele di sopravanzare gli altri popoli è stata trasferita ai cristiani, e si realizza in termini di successo, di felicità, di benessere individuale (miracoli inclusi), in forza della fede del singolo e della comunità di riferimento.

In questi termini, può essere valorizzata la critica alle teorie della secolarizzazione formulata dagli studiosi delle religioni e delle culture extraeuropee nell’ambito di quelli che sono stati definiti approcci post-coloniali. Secondo questa visione, l’idea di secolarizzazione si basa sulla possibilità di distinguere il sacro dal secolare. Questa distinzione, però, riflette solo una fase della storia del cristianesimo europeo e non può in alcun modo essere estesa al di fuori di questa specifica circostanza storica e geografica. Altrove, questa distinzione non ha motivo di esistere, né risulta di alcuna utilità ermeneutica. Anche le forme in cui si esplica l’appartenenza religiosa possono assumere modalità estremamente diverse da quelle associate alla regolarità del culto e a un chiaro apparato dottrinale, due aspetti fondamentali delle chiese cristiane storiche. I casi più evidenti tra le religioni a maggior diffusione sono quelli dell’induismo e del buddismo, presenti e vivi anche in società caratterizzate da elevati livelli di modernizzazione.

Il tratto comune alla molteplicità dei fenomeni religiosi che persistono o si stanno affermando in questi ultimi decenni va cercato in un approccio al «religioso» meno istituzionalizzato, al limite neppure spirituale, ma più totalizzante e assorbente di ogni altro aspetto dell’esperienza umana, sino ad assumere forme che possono contraddire l’atteggiamento razionale utilizzato per altri aspetti della vita individuale. Il ritorno delle religioni non riguarda solo la fede in un dio trascendente, bensì ripropone un aspetto dell’esperienza religiosa che si presumeva cancellato o almeno attenuato dalla secolarizzazione. Si tratta del riferimento a un’autorità esterna, una forma di eterodirezione dell’individuo, più o meno mediata da strutture, istituzioni o gerarchie, si tratti del Libro, della tradizione, di un sistema di credenze e di valori ritenuti assoluti e non negoziabili, o più semplicemente di una figura dotata di ascendente profetico e carismatico. È l’aspetto che, nella teoria classica



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